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Storia della Minolta

La nascita e lo sviluppo dell’azienda

La storia della Minolta inizia nel 1923, e la sua nascita è dovuta ad un terremoto! Kazuo Tashima era un impiegato in un quotidiano, e allorquando un terribile terremoto colpì Tokyo perse il lavoro. Tornò quindi a Osaka dal padre, un industriale tessile, che lo inviò in Europa per affari. Visitò Parigi, Londra e Berlino e si innamorò letteralmente delle cineprese là prodotte, tanto che, una volta tornato in patria, decise di dedicarsi alla fabbricazione di una cinepresa in proprio. Era il 1928 quando Kazuo, vincendo le forti resistenze del padre, impiantò una fabbrica di cineprese insieme a due amici tedeschi, dei quali uno era Billy Neumann. La fabbrica si chiamò Nichi-Doku Shashinki Shōten, che significa, più o meno, «officina di macchine da ripresa nippo-tedesche» (precursore della Minolta Co., Ltd.).
 
La prima fotocamera del tipo a soffietto è realizzata nel 1929, per il formato Vest Pocket 4x6.5cm, ed è dotata di un obiettivo ed di un otturatore anch’essi importati dalla Germania. La fotocamera, battezzata con il nome «Nifcalette» (ニフカレッテ), è costruita in parecchie versioni, con obiettivi da 75mm f/4.5, f/6.3 ed f/8 ed otturatori a lamelle con una gamma di tempi di scatto limitati ed un valore massimo da 1/100, 1/125 o 1/300 nelle versioni più costose. Nel 1930 sono presentate le fotocamere a tiranti Nifcaklapp per lastre di formato 6.5x9cm, con obiettivi ed otturatori tedeschi, e realizzate nella versione di lusso Nifcasport e nella versione economica e poco diffusa Nifcadox. La loro prima cinepresa fu dotata anch’essa di obbiettivi tedeschi e otturatore centrale.
 
Nel 1931 la società Nishi-Doku si trasforma nella società in accomandita semplice ed il nome è cambiato in Molta Goshi Kaisha, o Molta Company (è l’acronimo di Meccanica Ottica Lenti TAshima) e sono realizzate le fotocamere a tiranti 6.5x9cm Happy, Sirius, Arcadia ed Eaton, finalmente dotate di obiettivi ed otturatori interamente costruiti in Giappone.
 
I primi apparecchi col marchio Minolta fecero la loro comparsa nel 1933 e sono messe in produzione le fotocamere a soffietto per pellicola in rullo Semi Minolta di formato 6x4.5 con obiettivi Coronar 75mm f/4.5 o f/3.5, e nel 1933 nasce la fotocamera a tiranti Minolta I per lastre 6.5x9cm. Le fotocamere si evolvono nel corso degli anni Trenta rispettivamente nei modelli Auto Semi Minolta del 1937 dotata di un telemetro incorporato ed accoppiato, Auto Minolta del 1935 e Minolta Auto Press del 1937, ambedue con il telemetro incorporato. Le Minolta Auto Press montano obiettivi Promar 105mm f/3.5 su otturatore Compur Rapid da 1/400 di secondo. Nel 1934 nasce la serie delle fotocamere a soffietto economiche Minolta Vest 4x6.5cm con il corpo realizzato in bachelite, e l’anno successivo nasce la fotocamera a soffietto Minolta Six di formato 6x9cm, anch’esse con il corpo in bachelite, seguite nel 1937 dalle prime reflex biottica 6x6 Minoltaflex e nel 1939 dalle Minoltaflex Automat.
 
Nel 1937 la società è ribattezzata Chiyoda Kogaku Seiko Kabushiki Ksaisha (Compagnia Ottica Chiyoda), conossciuta anche come Chiyoko da (CHIYO)da (KO)gaku ed è posta, come la maggior parte delle industrie ottiche, sotto il controllo militare per la produzione, oltre che di fotocamere, di binocoli, periscopi e strumenti di puntamento per l’esercito e la marina, impegnati all’epoca nella guerra con la Manciuria, e successivamente nella guerra del Pacifico. In quell’anno è introdotta la Minolta Flex (o Minoltaflex I) (ミノルタフレックス), formato 6×6cm ed è il secondo sistema reflex a doppia lente (TLR, twin lens reflex) presente in Giappone.
 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale

La disfatta militare ed i bombardamenti americani decretano la fine della guerra e la fine della produzione militare. Solo alla fine del 1945 il Quartier Generale d’Occupazione rilascia alla società Chiyoda i permessi per iniziare una nuova produzione di fotocamere, ma nel luglio del 1947 impone la costruzione di sole fotocamere per pellicola perforata da 35mm e proibisce la costruzione delle macchine con altro formato come la Minoltaflex. Nell’intervallo fra il 1946 ed il luglio del 1947 la società Chiyoda rimette in produzione le fotocamere a soffietto Semi Minolta 6x4.5, simili ai modelli prebellici ma forniti di obiettivi Rokkor 75mm f/3.5, e nel 1949 realizza una piccola fotocamera 35mm economica, con il corpo in bachelite, battezzata Minolta Memo. Il nome «Rokkor» deriva dal nome di una montagna da una montagna di 932 metri che si trova vicino ad Osaka. Invece l’origine del nome «Minolta» deriva dalla abbreviazione di «Mechanism, INstruments, Optics and Lenses for TAshima» che sostituì il nome «Molta». Sempre nel 1947 è introdotta la macchina fotografica a telemetro «Minolta 35».
 
Con un grande sforzo è messa in produzione una macchina fotografica 35mm a telemetro con obiettivi intercambiabili a vite, ispirata molto vagamente alle Leica a vite. Il telemetro ed il mirino sono integrati in un solo oculare, l’otturatore a tendina va da 1/25 ad 1/500 di secondo, oltre alla posa B, e con un selettore secondario posto sul frontale arriva ad un secondo. Sul frontale è anche presente la levetta per il caricamento dell’autoscatto, mentre il dorso è apribile ed incernierato sulla destra, ed al centro della staffa porta accessori vi è un originale contatto sincro. L’innesto a vite è compatibile con quello delle Leica e l’obiettivo standard è un Super Rokkor 45mm f/2.8. Come altre industrie fotografiche dell’epoca, Chiyoda sceglie per le Minolta 35 il formato 24x32mm, analogo al formato della carta fotografica, e sono costruite circa seicento fotocamere del primo lotto, o Minolta 35A, seguite da un secondo lotto di tremila fotocamere Minolta 35B, tutte di formato 24x32mm. Come è noto gli americani negano l’importazione negli USA delle fotocamere di formato 24x32mm, non compatibile con il trattamento Kodak automatizzato, e nel 1948 inizia la produzione del modello Minolta 35C di formato 24x34mm, intermedio fra il 24x32mm ed il 24x36mm, seguite nel 1949 dal modello Minolta 35D. Alla fine del 1951 inizia la costruzione delle Minolta 35E, con il contatto sincro spostato sul dorso della fotocamera, e nel 1952 sono messe sul mercato le Minolta 35F, con il contatto sincro ancora modificato. Le Minolta 35E e le Minolta 35F hanno rispettivamente la sigla Model–E e Model–F incisa sul frontale, diversamente dai modelli precedenti che sono anonimi.
 
Nel 1953 inizia la produzione delle Minolta 35–II, ancora di formato 24x34mm, modificata in alcuni dettagli, come il contatto sincro standardizzato e la finestrella del mirino più ampia, ma non nelle caratteristiche estetiche e tecniche generali, e distribuite con un obiettivo più luminoso 50mm f/2. Nel 1955 le Minolta 35–II sono modificate nella sagoma del carter superiore e nel 1958 è presentato il modello Minolta 35–IIB, che utilizza una leva di carica rapida con il contapose incorporato, al posto del bottone di avanzamento della pellicola, e monta un luminoso obiettivo 50mm f/1.8. La produzione delle Minolta 35 si interrompe alla fine degli anni Cinquanta.
 
Nel periodo prebellico una delle tipologie di fotocamere più diffusa è quella delle biottica 6x6cm Rolleiflex, con numerosi modelli e numerose imitazioni. In Giappone, la società Chiyoda mette in produzione fino dal 1937 una fotocamera reflex biottica 6x6cm battezzata Minoltaflex, stilizzata a somiglianza delle Rolleiflex dell’epoca, con un obiettivo da ripresa Promar 75mm f/3.5 e con un otturatore a lamelle da 1/300 di secondo. Nel 1939 nasce la Minolta Automat, con lo stesso obiettivo ed otturatore, ma provvista di una manovella che avanza la pellicola e ricarica l’otturatore, come nelle Rolleiflex Automat dell’epoca. Come molte industrie fotografiche, la Chiyoda è impegnata nella produzione militare, e costruisce nel 1943 per le forze armate una reflex biottica 6x6cm molto versatile, con obiettivi intercambiabili ed un adattatore per l’impiego della pellicola da 35mm. Nell’immediato dopoguerra l’obbligo di costruire solamente fotocamere 35mm impedisce per qualche anno la ripresa della produzione delle Minoltaflex, che tornano sul mercato nel 1950 nella versione Minoltaflex II, distribuita con obiettivi Rokkor 75mm f/3.5 su otturatori da 1/500 di secondo e costruita in due varianti molto simili (IIA e IIB). Nel 1953 sono messe sul mercato le Minoltacord caratterizzate da una leva di messa a fuoco rapida e dalla manovella di avanzamento della pellicola, che nelle versioni Minolta Autocord e Minoltacord Automat del 1955 riarma l’otturatore. Nel 1955 sono anche presentate le Minolta Autocord L con un esposimetro incorporato. La Minoltaflex III del 1954 permette il controllo dei valori della velocità e del diaframma dall’alto, ed è l’ultimo modello Minoltaflex messo in produzione, mentre la serie delle Minolta Autocord prosegue con il modello Autocord RA del 1957, con il cappuccio utilizzabile come mirino a traguardo e con la possibilità di utilizzare i formati 6x6cm, 4x5cm e 4x4cm, migliorata nella versione Autocord RG del 1961. Nel 1959 accanto alle fotocamere biottica 6x6 è messa in produzione la Minolta Miniflex di formato 4x4cm su pellicola in rullo di tipo 137, stilizzata come le Rolleiflex 4x4 e con un obiettivo Rokkor 60mm f/3.5. Nel 1965 sono messe in produzione le fotocamere Minolta Autocord CdS con un esposimetro incorporato con la fotocellula al CdS esterna, a cui si affiancano le Minolta Autocord CdS III per l’impiego della pellicola in rullo ti tipo 1220 per dodici immagini o di tipo 220 per ventiquattro immagini. La Minolta Autocord III è analoga al modello CdS III ma è sprovvista dell’esposimetro incorporato. La produzione delle reflex biottica si arresta nella seconda metà degli anni Sessanta, quando appare chiaro che la tipologia vincente sui mercati è quella delle monoreflex 35mm.
 
Nel 1955 la società Chiyoda presenta la fotocamera 35mm a telemetro Minolta A, di formato standard 24x36mm, con il telemetro accoppiato, un obiettivo fisso45mm f/3.5 ed un otturatore a lamelle Konan da 1/250 di secondo. La famiglia delle Minolta A di formato 24x36mm si sviluppa fra il 1955 ed il 1958 con i modelli Minolta A2 con otturatore Citizen da un quattrocentesimo di secondo ed obiettivi f/3.5 o f/2.8, con i modelli Minolta AC ed ACL del 1956, con otturatori Citizen da un trecentesimo o un quattrocentesimo di secondo, ed infine con i modelli Minolta A2L e Minolta A2LT con otturatori Citizen da un cinquecentesimo di secondo e l’obiettivo 45mm f/2.8 amovibile ed intercambiabile, ma solo con un teleobiettivo 100mm f/4.8. Nel 1957 nasce la Minolta Super A, con il telemetro accoppiato, un otturatore Seikosha Rapid da un quattrocentesimo di secondo e con una serie di obiettivi intercambiabili con lunghezze focali fra 35mm e 135mm. La Minolta Super A è l’ultima fra le fotocamere 35m a telemetro con otturatore a lamelle ed obiettivi intercambiabili costruita dalla società Chiyoda
 
Nel 1957 la Chiyoda presenta il prototipo di una fotocamera 35mm di formato 24x36mm Minolta Sky, con il telemetro accoppiato, un mirino multifocale, gli obiettivi intercambiabili con un nuovo innesto a baionetta, un otturatore a tendina da un millesimo di secondo su di un unico selettore, ed una leva di carica rapida. La fotocamera, distribuita con un obiettivo standard 50mm f/1.4, presenta caratteristiche non troppo dissimili da quelle della Leica M3, ed avrebbe potuto sostituire le Minolta 35, ma non è messa in produzione, molto probabilmente per lasciare il posto alle monoreflex Minolta SR, la cui produzione inizia nel 1958.
 
Nel 1958 la «Minolta SR–2» è la prima fotocamere SLR presentata da Minolta ed era una fotocamera molto avanzata per l’epoca, vantando una serie di caratteristiche significative che la distinguevano da molte delle sue conconcorrenti, come la Miranda T (1956), le Asahi Pentax AP (1957) e le Topcon R (1958). Innanzitutto aveva lo specchio a ritorno istantaneo. All’epoca, la maggior parte delle reflex concorrenti utilizzava un sistema in cui lo specchio veniva abbassato solo quando il film veniva avanzato. In secondo luogo, l’SR–2 aveva un sistema di chiusura automatica del diaframma dell’obiettivo. A differenza delle fotocamere della maggior parte degli altri produttori, con l’SR–2 il fotografo poteva comporre e mettere a fuoco a tutta apertura. Questa funzione era semiautomatica, poiché l’obiettivo tornava alla massima apertura solo quando veniva di nuovo avanzato il film. La «Minolta SR–1» è invece introdotta sul mercato nel 1959.
 
Nel 1960 è introdotta la Minolta SR–3 che utilizza un nuovo selettore delle velocità che può essere accoppiato ad un esposimetro esterno accessorio, e nel 1961 è modificata con l’automatismo completo per la chiusura e la riapertura del diaframma. Nel 1962 è messa sul mercato la Minolta SR–7, con un esposimetro incorporato con una fotocellula al CdS esterna e con il comando per bloccare lo specchio in posizione sollevata. Questa sarà poi modificata e migliorata nel 1965 nel modello Minolta SR–7v. Anche le Minolta SR–1 sono modificate, nel 1962 e successivamente nel 1965, quando acquisiscono la sigla Minolta SR–1v. Nel 1967, è nuovamente modificata arivvando ad un millesimo di secondo chiamandosi Minolta SR–1s.
 
Nel 1962 il pilota John H. Glenn, nel corso del programma Mercury degli Stati Uniti d’America, che prevedeva l’organizzazione di missioni spaziali con equipaggio, dalla capsula Mercury-Atlas 6 (Friendship 7), fu il primo astronauta americano in orbita intorno alla Terra. Con lui la Minolta Hi–Matic (marchiata Ansco per aggirare i limiti alle importazioni), la prima fotocamera ad andare nello spazio, acquistata al Cocoa Beach, un «drugstore» in Florida e specificamente modificata per questa missione. In quell’anno la società cambia il proprio nome in Minolta Camera Co., Ltd.
 

Gli obiettivi MC e MD

Nel 1966 è prodotta la SR–T 101 che è la prima macchina fotografiche con un sistema TTL (through-the-lens) di misurazione dell’esposizione (introdotto nella Asahi Pentax Spotmatic nel 1964) e contemporaneamente con indicizzazione automatica del diaframma (introdooto dalla Tokyo Kogaku Topcon nella Topcon RE Super del 1963). Essa è prevede una nuova serie di obiettivi MC Rokkor che mantengono lo stesso innesto a baionetta delle Minolta SR. Il design si basa sulla fotocamera Minolta SR–7 del 1962, anche se buona parte del design principale è ereditato dalla Minolta SR–2 del 1958. La SR–T 101 verrà scelta da molti fotografi famosi quali ad esempio Annie Leibovitz. Un’altra caratteristica unica della SR–T 101, oltre alla misurazione a diaframma aperto al momento della sua presntazione al pubblico a Photokina nel 1966, era il sistema di misurazione esposimetrica «CLC» che vuol dire «Contrast Light Compensation», cioè «compensazione del contrasto della luce» ed è una sorta di misura «Matrix»: Due celle al CdS, posizionate all’estremità anteriore e posteriore del prisma nel mirino, forniscono una misura sovrapposta dell’area di rilevamento della luce ponderata al centro e sono accoppiate elettronicamente. Il sistema di misurazione rileva quindi sempre una media della luce che attraversa l’obiettivo, ma è determinata considerando il contrasto dell’area inquadrata. Le fotografie paesaggistiche con un’ampia area di cielo luminoso e un’area più piccola di terreno scuro, ad esempio, sono corrette automaticamente dal sistema di misurazione di compensazione del contrasto «CLC». Questo sistema funziona per quasi tutte le immagini in formato orizzontale indipendentemente dalla gamma di contrasto misurata, ma richiede attenzione quando si tratta di immagini in formato verticale. A causa di questo, Minolta ha raccomandato di misurare prima l’area fotografata tenendo la macchina orizzontalmente e poi di ruotarla per scattare la foto per consentire al «CLC» una misurazione accurata. Grazie all’ampio pentaprisma e allo specchio a doppia cerniera, la SR–T 101 ha un mirino estremamente luminoso con i micro prismi al centro per aiutare la messa a fuoco. Nel mirino sono visibili il tempo di scatto, il diaframma e un indice di controllo della batteria.
 
Nel 1968 la Minolta è stata di nuovo scelta per fornire strumenti fotografici da usare in una missione spaziale: la collaborazione con la NASA continuò con un esposimetro portatile «Space SpotMeter» utilizzato dall’equipaggio che per primo ruotò intorno alla Luna con la missione Apollo 8.
 
Nel 1970 è messa in produzione una nuova fotocamera della serie SR dalle prestazioni particolari, derivata dalla Minolta SR–7 ma priva dell’esposimetro al CdS e dell’autoscatto, ma con un motore elettrico inamovibile integrato nel fondello: la Minolta SR–M. Quesrta macchina fotografica ha un portabatterie che funziona da impugnatura con un pulsante di scatto chee può essere applicato sul fianco destro del motore tramite collegamento diretto oppure sul fondello per mezzo di un cavo.
 
Nel 1971 arriva la SR–T 100, versione più spartana con otturatore «lento» che non prevede tempi di scatto più rapidi di 1/500 secondi e priva di alcune caratteristiche tecniche come l’autoscatto, l’indicazione dei tempi nel mirino e il meccanismo di sollevazione manuale dello specchio. Nel ‘73 la SR–T 303 è proposta come evoluzione della 101, con telemetro ad immagine spezzata, diframma e tempi visibili nel mirino, contatto caldo per il flash e comando per le doppie esposizioni. Nel 1975, con l’aggiunta di una «b» vedono la luce le versioni migliorate di tutti e tre i modelli della gamma: nascono così la SR–T 100b, la 101b, e la 303b. Chiude la serie nel ‘77 il modello economico SR–T 100 X, simile alla SR–T 100b, ma dotato di contatto caldo per il flash.
 
Nel 1972 la Minolta firma un accordo commerciale con Leica per lo sviluppo di fotocamere SLR.
 
La prima reflex 35mm Minolta con un otturatore elettronico è presentata nel 1973 con il nome Minolta XM (Minolta XK per gli USA e Minolta X1 per il Giappone). La Minolta XM ha lo stesso innesto a baionetta delle Minolta SRT ed utilizza una seri di mirini intercambiabili, alcuni dei quali contengono l’esposimetro. La Minolta XM ha una carrozzeria simile a quella delle Minolta SRT, con la levetta dell’autoscatto, la leva per la chiusura manuale del diaframma e la leva di carica con incorporato il pulsante di scatto filettato. Il selettore tempi di scatto è incorporato in ogni mirino e si sovrappone sul corpo macchina ad un disco. Sempre nel 1973, in seguito all’alleanza tra Minolta e Leitz, è realizzata la fotocamera a telemetro Leica CL, compatta, con una fotocellula TTL e con obiettivi intercambiabili con la baionetta Leica M. La Leica CL è costruita da Minolta ed è commercializzate in Giappone con il nome Leitz-Minolta CL. Mentre le Leica CL montano obiettivi Summicron C 40mm f/2 ed Elmar C 90mm f/4, le Leitz-Minolta CL montano obiettivi M–Rokkor della stessa lunghezza focale e luminosità. Nel 1981 Minolta riprende il progetto, migliorandolo nella misurazione TTL della luce e dotandola di un otturatore elettronico con l’automatismo dell’esposizione, ma con lo stesso tipo di telemetro e di innesto a baionetta (Minolta CLE).
 
Nel 1975 alla Minolta XM è affiancato un modello elettronico ed automatico, leggero e compatto, denominato Minolta XE–1, (Minolta XE–7 negli USA e Minolta XE in Giappone). Utilizza un otturatore elettronico con tempi di scatto fra 4 secondi ed 1/1000 di secondo oltre alla posa B ed alla velocità meccanica sincronizzata con il flash pari ad 1/90 di secondo. Il mirino pentaprismatico è fisso ed il circuito esposimetrico si basa su due fotocellule al CdS. La Minolta XE1 ha una levetta per il caricamento dell’autoscatto meccanico ed una levetta per le esposizioni multiple e la chiusura dell’oculare del mirino. La Minolta XE–1 è utilizzata come base per la elaborazione da parte della società tedesca Leitz delle fotocamere Leica R3. Nel corso del 1975, accanto alla Minolta XE–1 è messa in commercio la Minolta XE–5 (Minolta XEb in Giappone), che utilizza la stessa carrozzeria, gli stessi circuiti, otturatore e lo esposimetro della Minolta XE–1 ma è più leggera ed è semplificata nel mirino con la eliminazione della levetta per le esposizioni multiple.
 
Nel 1976 è presentata la versione motorizzata della Minolta XM–mot, (XK–Mot negli USA) fornita di un motore elettrico applicato in maniera stabile al fondello e completo di una impugnatura laterale con un pulsante di scatto autonomo. Essa è alimentato da dieci batterie tipo stilo da 1.5 volt AA (pile di 14x50mm), ed un selettore permette di regolare il motore per lo scatto singolo, per tre velocità diverse e per la velocità massima di tre scatti e mezzo al secondo. In quell’anno è introdotta la Leica R3; Minolta produrrà i modelli R3, R4, and R5.
 
Nel 1977 è messa in commercio la Minolta XD–7, (Minolta XD–11 negli USA e Minolta XD in Giappone). Più compatta e leggera, permette per la prima volta fra le reflex elettroniche Minolta, la possibilità di scelta fra la selezione completamente automatica dei tempi di scatto o del valore del diaframma (priorità dei tempi o del diaframma), oltre alla possibilità di selezione manuale di ambedue i valori. Si tratta dei modi M, A, S oltre ad una modalità P (Program), così come sono chiamate nelle macchine Nikon, gestiti da un computer su microchip. La selezione automatica del diaframma è possibile con la nuova serie di obiettivi Rokkor MD. L’otturatore della Minolta XD–7 è del tipo a tendina metallica con lo scorrimento verticale 1–1/1000 sec e B. La Minolta XD–7 è predisposta per l’applicazione sul fondello di un piccolo motore elettrico, possiede la levetta per il caricamento dell’autoscatto meccanico e la correzione manuale dell’automatismo dell’esposizione, permette la chiusura dell’oculare del mirino e la chiusura manuale del diaframma. L’esposimetro utilizza una fotocellula al silicio con la misurazione media ponderata al centro. La Minolta XD–7 è realizzata in alcune versioni con finiture speciali in occasione di alcune ricorrenze, come la versione XD 50° Anniversario del 1978 e la versione XD 20° Camera Show del 1979. La fotocamera è stata sviluppata da Minolta in collaborazione con Leica e il corpo macchina è diventato la base per la Leica R4 e, successivamente, come telaio per le Leica R5, R6 e R7. Leica ha introdotto un sistema di misurazione più avanzato nel corpo macchina (inclusa la misurazione spot), ma la maggior parte delle altre caratteristiche della fotocamera sono evidenti in entrambi i corpi.
 
Nel 1977 insieme alla Minolta XD–7 è messa in commercio, la capostipite di una serie diversa: la Minolta XG–2 (Minolta XG–7 negli USA e Minolta XGE in Giappone) è analoga alla Minolta XD–7 nella carrozzeria, nella struttura generale e nei comandi, ma si caratterizza per la presenza sul frontale di un grosso diodo luminoso per la segnalazione della funzione dell’autoscatto elettronico e per l’assenza del pulsante per la chiusura manuale del diaframma. L’otturatore della Minolta XG–2 è del tipo a tendina con lo scorrimento orizzontale ed offre tutti i tempi di scatto fra un secondo ed 1/1000 di secondo oltre alla posa B ed alla posizione A per la selezione automatica dei tempi di scatto, con la possibilità di correzione manuale dell’automatismo. L’esposimetro si basa sulle fotocellule al CdS con il sistema della media integrata. Nel 1978 la Minolta XG–2 è affiancata dalla Minolta XG–1, semplificata nei dati nel mirino, ma che può montare il motorino elettrico Auto Winder G.
 
Nel 1978 alla Minolta XD–7 è affiancato il modello semplificato Minolta XD–5, con la stessa carrozzeria, gli stessi circuiti, otturatore e lo stesso esposimetro. Nel mirino è indicato per mezzo di LED il valore del diaframma selezionato. Nel 1979 è realizzata in una versione speciale Minolta XD–S, con la tendina per la chiusura dell’oculare del mirino sostituita da una lente di correzione diottrica.
 
Nel 1979 è messa in commercio la fotocamera Minolta XG–9 (Minolta XGS in Giappone), che sotto una carrozzeria identica a quella delle Minolta XG–2 e XG–1 offre alcune caratteristiche in più, come la lettura diretta nel mirino del valore del diaframma ed un pulsante per la chiusura manuale del diaframma. Il vetro di messa a fuoco è del nuovo tipo Acute Matte. La Minolta XG–9 è predisposta per l’impiego del motorino elettrico Auto Winder G e di un dorso datario Data Back G. Sempre nel 1979, è presentata la Minolta XDS Medical, senza circuito esposimetrico, con il tempo di scatto di un centesimo di secondo ed il vetro di messa a fuoco provvisto di un reticolo.
 
Nel 1981 è presentato il modello Minolta XGA che utilizza la stessa carrozzeria e la strumentazione delle Minolta XG ma con la correzione manuale dell’automatismo dell’esposizione. Nonostante la estrema semplificazione delle funzioni la Minolta XGA può montare il motorino elettrico di avanzamento della pellicola. Nel 1981 è messa in commercio la Minolta XGM, che sostituisce la Minolta XG–9 (Giappone con il nome di Minolta X70). La Minolta XGM si caratterizza per una carrozzeria diversa da quella delle altre Minolta della serie XG. L’otturatore, il circuito esposimetrico e la strumentazione è lo stesso della Minolta XG9 ma l’autoscatto elettronico ha un comando autonomo ed è presente il pulsante per la chiusura manuale del diaframma. Nel 1982 la carrozzeria è ridisegnata ma rimangono invariati l’otturatore, l’esposimetro, i comandi e le prestazioni, è modificato l’interruttore dell’autoscatto, posto sul frontale come sulla Minolta XGM. Sempre nel 1981 è commercializzato il primo modello della nuova serie Minolta X, denominato Minolta X–700 e con la selezione incrociata programmata della coppia diaframma / tenpo di scatto. L’otturatore a tendina con scorrimento orizzontale offre la selezione manuale di tutti i tempi di scatto fra 1 ed 1/1000 di secondo oltre alla posa B. Nelle posizioni A e P la selezione del tempo di scatto avviene automaticamente fra quattro secondi ed un millesimo di secondo. L’organizzazione dei comandi è analoga a quella della Minolta XGM, con la correzione manuale dell’automatismo dell’esposizione e con l’interruttore dell’autoscatto elettronico che serve anche per il blocco della misurazione esposimetrica. La Minolta X–700 incorpora il pulsante per la chiusura manuale del diaframma e permette la sostituzione del vetrino di messa a fuoco. Accanto alla Minolta X–700 è messa in commercio nel 1983 la fotocamera Minolta X–500 (Minolta X–570 negli USA), con la carrozzeria, l’otturatore ed il circuito esposimetrico identici a quelli della Minolta X–700, ma semplificata con l’eliminazione della esposizione programmata. Sewmpre nel 1981è implementato il sistema brevettato da Minolta di misurazione dell’esposizione TTL (through-the-lens) OTF (off-the-film) e la Minolta CLE è la prima fotocamera a telemetro 35 mm ad utilizzare un sistema simile. La Minolta X–700, macchina fotografica SLR a fuoco manuale, è venduta fino al 1999 con enorme successo; la Minolta XD–11 modello E è la prima Minolta ad essere commercializzata con un logo ristilizzato (in maiuscole), usato fino alla fusione con Konica nel 2003.
 
Nel 1984 è messo in commercio il modello semplificato Minolta X–300, (Minolta X–370 negli USA), con una carrozzeria sagomata come quella delle sorelle maggiori, ma con la strumentazione semplificata. L’interruttore dell’autoscatto elettronico serve anche per il blocco della lettura esposimetrica.
 

La prima macchina autofocus al Mondo

Alla Photokina del 1984 la società Minolta non offre novità di rilievo ma si appresta a presentare, pochi mesi più tardi, una nuova fotocamera che significa la rottura con la tradizione e l’inizio di una nuova filosofia produttiva. La nuova fotocamera è una reflex 35mm completamente automatica, sia nell’esposizione che nella messa a fuoco, incorpora un motore di trascinamento della pellicola, ed impiega un nuovo innesto per gli obiettivi che è individuato come innesto Minolta AF o innesto tipo «Alfa Rokkor», diverso da quello utilizzato sulle Minolta delle serie XD ed XG (attacco MC e MD). Un collegamento meccanico permette alla fotocamera di comandare la messa a fuoco dell’obiettivo, in base ai dati rilevati da un sensore CCD a contrasto di fase, supportato in caso di luce scarsa da un emettitore di raggi infrarossi. La fotocamera è battezzata Minolta 7000 (Minolta Maxxum 7000 negli USA, Minolta Alpha 7000 in Giappone), in commercio dal 1985, è la prima fotocamera SLR 35 mm al mondo con motore Autofocus integrato nel corpo macchina e permette l’esposizione automatica programmata in base a tre programmi diversi che si attivano in base alla lunghezza focale dell’obiettivo (grandangolo, normale o tele), permette la correzione volontaria dell’automatismo, a priorità del diaframma o dei tempi, l’esposizione manuale, ed il blocco della misura esposimetrica. L’otturatore elettronico con scorrimento verticale va da trenta secondi ad 1/2000 di secondo. Il motore incorporato permette lo scatto singolo, la sequenza fino a dure scatti al secondo, lo scatto ritardato ed il riavvolgimento della pellicola esposta. Il mirino con lo schermo intercambiabile contiene l’indicazione del valore del diaframma e del tempo di scatto, oltre all’indicazione del programma utilizzato e della perfetta messa a fuoco. Un display esterno posto sul tettuccio fornisce tutte le indicazioni necessarie. Il dorso staccabile può essere sostituito da un dorso datario. Per lavorare con la Minolta 7000 sono predisposti il flash elettronico dedicato 2800AF ed un gruppo di comando a raggi infrarossi senza cavo. Nel 1985 nasce quindi così il sistema di ottiche con attacco Minolta AF (o Minolta Dynax/Maxxum/Alpha) utilizzato per diverso tempo nelle fotocamere SLR digitali Sony Alpha.
 
A meno di un anno di distanza dalla Minolta 7000 è presentata la Minolta 9000 (Minolta Maxxum 9000 negli USA), con ambizioni professionali, caratterizzata da 1/4000 di secondo con la sincronizzazione con il flash ad 1/250 di secondo. La Minolta 9000 possiede la leva di carica tradizionale posta sul tettuccio e prevede il caricamento manuale della pellicola. La misurazione autofocus è integrata con l’impiego del motore e sull’inseguimento del soggetto nel caso di riprese in sequenza. La misurazione della luce può avvenire con il metodo bilanciato al centro o con il sistema selettivo, e l’automatismo dell’esposizione prevede l’automatismo programmato standard che si adegua alla lunghezza focale dell’obiettivo (tele – normale – grandangolo) e può essere modificato intenzionalmente. Il mirino della Minolta 9000 permette l’intercambiabilità degli schermi di messa a fuoco e la correzione diottrica. Il motore può essere impiegato con la velocità di 5 o 3 o 2 fotogrammi al sec. oppure per gli scatti singoli e il motore può essere alimentato con un porta batterie da 12 batterie a stilo AA da 1.5 volt o con un porta batterie che include le batterie al nichel cadmio. Per utilizzare il motore alla massima velocità di ripresa occorre impiegare il porta batterie al nichel cadmio. Fra gli accessori della Minolta 9000 vi sono un dorso datario 90 ed un dorso speciale che permette di riprogrammare la fotocamera con la funzione bracketing, funziona come intervallometro e permette la misurazione multi spot memorizzando e confrontando fino ad otto valori diversi. Un dorso magazzino speciale permette fino a cento esposizioni.
 
Accanto alle Minolta 7000 e Minolta 9000 è presentato nel 1986 il modello economico Minolta 5000 (Minolta Maxxum 5000 negli USA, Alpha 5000 in Giappone), che incorpora il motore elettrico e si caratterizza per la semplificazione di alcune funzioni. L’otturatore offre i tempi di scatto fra 4 secondi ed 1/2000 di secondo e offre una velocità di sequenza pari ad 1.5 fotogrammi al secondo, ma il circuito di rilevazione esposimetrica è uguale a quello della Minolta 7000 e l’esposizione automatica programmata è la stessa. Sono possibili la correzione per le riprese in controluce, la selezione manuale del diaframma e del tempo di scatto, ed è possibile l’automatismo dell’esposizione con i flash dedicati. La Minolta 5000 può montare un dorso datario accessorio, e può essere comandata a distanza con o senza il cavo di collegamento.
 
Nel 1987 la Honeywell, società americana, fa causa a Minolta per violazione di brevetti registrati relativi alle tecnologie Autofocus.
 
A metà del 1988 la società Minolta presenta due nuove fotocamere 35mm autofocus e la lettera i sta per intelligent o improved (migliorata). La Minolta Dynax 7000i (Maxxum 7000i negli USA e Alpha 7700i in Giappone) è caratterizzata da un nuovo sistema di rilevazione autofocus, basato su tre sensori disposti sia orizzontalmente che verticalmente ed in grado di seguire soggetti in movimento veloce calcolando il punto «futuro» in cui si troverà il soggetto al momento dello scatto. La fotocamera scatta anche le sequenze «a priorità di messa a fuoco» mantenendo a fuoco il soggetto in movimento. Inoltre la misurazione esposimetrica è effettuata su sei settori integrati con la rilevazione autofocus per selezionare il soggetto principale all’interno della scena inquadrata, ma è possibile la misurazione «spot» sull’area centrale ristretta. L’automatismo dell’esposizione tiene conto della lunghezza focale dell’obiettivo e può essere fatto slittare volontariamente verso diaframmi più chiusi o più aperti: è infatti possibile impostare la correzione dell’esposizione di ± 4 stop. Sono disponibili i tradizionali automatismi a priorità del diaframma o dei tempi, manuale e automatica con i flash dedicati. Inoltre la Minolta Dynax 7000i permette l’inserimento di una «chip card» con programmi già memorizzati, di dimensioni simili alle schede «Secure Digital - SD», in funzione del tipo di soggetto o di ripresa. Dal punto di vista meccanico la Minolta Dynax 7000i monta un otturatore con le velocità fra 30 secondi ed 1/4000 di secondo oltre alla posa B e sincronizzazione flash da 1/20 a 1/125 di secondo. Un motore elettrico con una velocità di ripresa in sequenza fino a 3 scatti al secondo. La Minolta Dynax 7000i può montare i dorsi datario PB7 e DB7, utilizza i telecomandi ed i comandi a distanza e monta i flash dedicati automatici 3200i.
 
Sempre 1988, un modello semplificato Minolta Dynax 3000i (Maxxum 3000i negli USA, Alpha 3700i in Giappone) utilizza un solo sensore autofocus, monta un otturatore con i tempi di scatto fra 4 secondi e 1/1000 di secondo, ed un motorino per il trascinamento della pellicola. La messa a fuoco può essere del tipo automatico o manuale, la rilevazione è combinata con la misurazione esposimetrica, e l’esposizione può essere del tipo programmato flessibile con il riconoscimento della lunghezza focale dei teleobiettivi. La misurazione dell’autofocus e quella della luce possono essere bloccate. Possono essere utilizzati il dorso datario DB3 ed i piccoli flash dedicati D–316i e D–314i.
 
A metà del 1989 la famiglia delle Minolta della serie (i) cresce con la presentazione del modello Dynax 5000i (negli USA Maxxum 5000i, in Giappone Alpha 5700i), che offre alcune delle prestazioni del modello 7000i come le schede con i programmi integrativi, l’illuminatore AF e la possibilità di impostazione manuale, pur mantenendo la semplicità del modello 3000i, ed incorpora sul tettuccio del pentaprisma un piccolo flash automatico. La Minolta Dynax 5000i utilizza il sistema di rilevazione autofocus con area allargata della Dynax 3000i, integrata dall’illuminatore AF, ed il sistema di esposizione automatica flessibile. Con la Minolta Dynax 5000i è possibile l’esposizione manuale, e mediante le schede aggiuntive sono possibili l’automatismo con priorità del diaframma o dei tempi. Il flash incorporato automatico non impedisce l’impiego dei flash automatici dedicati 3200i e 2000i. L’otturatore offre i tempi di scatto fra 4 secondi ed 1/2000 di secondo con la velocità sincronizzata con il flash di 1/90 di secondo. La Minolta Dynax può montare il dorso datario DB5.
 
All’inizio del 1990 la famiglia «Dynax - i» si completa con il modello dalle ambizioni semi professionali Minolta Dynax 8000i (Maxxum 8000i negli USA, Alpha 8700i in Giappone). La Minolta Dynax 8000i utilizza le schede di programmazione integrative, come la Minolta Dynax 7000i, e monta un otturatore a tendina metallica con scorrimento verticale e controllo elettronico che offre i tempi di scatto fra 30 secondi ed 1/8000 di secondo, con la sincronizzazioni X ad 1/250 di secondo. Il sistema autofocus è analogo a quello della Minolta Dynax 7000i, cioè tre sensori diversi e rilevazione esposimetrica multizona, ma la rilevazione può essere commutata nel sistema a media ponderata o nel sistema a lettura ristretta al centro. Nel caso dei controluce forti l’automatismo provvede a correggere l’esposizione sul soggetto principale. Con l’impiego dei flash dedicati, fra cui il nuovo 5200i, l’esposizione può essere totalmente, parzialmente automatica o manuale. Un emettitore AF misura la distanza del soggetto anche in condizioni di luce scarsa. Sia la messa a fuoco che la misurazione esposimetrica possono essere bloccate. Il motore della Minolta Dynax 8000i effettua sequenze rapide fino a tre scatti al secondo.
 
Sempre nel 1990 è messa in commercio la fotocamera Minolta X–300S, (Minolta X–370N o Minolta X9 negli USA), caratterizzata per una carrozzeria dalle linee più morbide di quelle della Minolta X–300, ma con le stesse caratteristiche funzionali, l’otturatore e la strumentazione. La Minolta X–300S è rifinita nel colore nero ed è compatibile con il motorino elettrico Auto Winder G e con il motore elettrico Motor Drive 1. La produzione delle fotocamere della serie Minolta X–300 procede ancora per circa un decennio, delegando parte della produzione alla industria cinese Seagull di Shanghai. Sempre nello stesso anno è presentata per il mercato statunitense la fotocamera Minolta X7A dalla carrozzeria analoga a quella della Minolta X–300 con in aggiunta la segnalazione nel mirino della carica del flash, dello stato di carica della batteria e rifinita in colore nero. Nel 1995 è sostituita dal modello Minolta X–370S, costruita analogamente al modello Minolta X–300, con la carrozzeria dalle linee squadrate. La Minolta X–370S è l’ultimo modello Minolta con l’innesto a baionetta della generazione precedente le Minolta Autofocus. La Minolta X–370S è offerta con un obiettivo Minolta MD Zoom 35-70mm f/3.5-4.5.
 

Gli anni ’90 del XX secolo

A metà del 1991 la società Minolta presenta la prima fotocamera reflex 35mm autofocus di una nuova famiglia, individuata con la sigla Xi: «X» programmata in base a programmi integrati flessibili denominati «Fuzzy Logic» ed predisposta per l’accoppiamento con una nuova serie di obiettivi zoom della serie «i» (intelligent). La fotocamera è battezzata con il nome Minolta Dynax 7Xi (Maxxum 7Xi negli USA, Alpha 7Xi in Giappone), e rappresenta una evoluzione del modello Dynax 7000i, incorpora un piccolo flash elettronico nel tettuccio del pentaprisma, un emettitore AF per la misurazione della distanza in condizioni di luce scarsa e monta un otturatore con i tempi di scattofra 30 secondi ed 1/8000 di secondo, con la sincronizzazione X ad 1/250 di secondo. La velocità di trascinamento della pellicola arriva a quattro scatti al secondo, la velocità di messa a fuoco automatica è aumentata, e con gli obiettivi zoom della nuova serie è possibile impostare le dimensioni del soggetto in modo che rimangano costanti indipendentemente dalla distanza, con un adeguamento automatico della lunghezza focale. Inoltre il flash incorporato nella fotocamera può interagire con altri flash dedicati senza l’impiego dei cavi di collegamento. La Minolta Dynax 7Xi utilizza il sistema di schede di programma aggiuntive da inserire nell’apposito vano posto sul fianco destro della fotocamera. Le funzioni della Minolta Dynax 7Xi comprendono quattro sensori autofocus disposti in modo da coprire una area ampia, due in verticale e due in orizzontale, e predisposti per lo spegnimento di uno dei sensori orizzontali tenendo la fotocamera in senso verticale, e comprendono un sistema di rilevazione esposimetrica basato su tredici zone distribuite a nido d’ape, ma è possibile la misurazione sulla sola zona centrale. L’automatismo programmato su adegua alla lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato, in maniera lineare e non solo in base alle tre alternative grandangolo – standard – tele, e si adegua al movimento del soggetto scegliendo il tempo di scatto più adatto. Rimangono possibili gli automatismi a priorità del diaframma o dei tempi, e rimane possibile l’esposizione manuale. Impugnando la fotocamera si attivano automaticamente i circuiti e portandola all’occhio due rilevatori attivano lo zoom intelligente proponendo una inquadratura che può essere o meno utilizzata. Il mirino contiene le informazioni anche il display incorporato. La fotocamera può essere dotata di dorso datario QD7 e con i comandi a distanza con o senza cavo.
 
Alla fine del 1991 affiancata dal modello economico Minolta Dynax 3Xi (Maxxum 3Xi negli USA e Alpha 3Xi in Giappone). Stilizzata in maniera simile al modello 7Xi, la 3Xi monta un otturatore che arriva al 1/2000 di secondo con la sincronizzazione X pari ad 1/90 di secondo, incorpora un piccolo flash elettronico ed un motorino di avanzamento della pellicola che solo gli scatti singoli, e non è prevista per l’impiego delle schede con i programmi integrativi. In comune con la Minolta 7Xi la Minolta Dynax 3Xi presenta il sistema di integrazione con gli zoom della serie Xi, l’attivazione automatica ma basato su di un unico sensore, ed un sistema di misurazione multizona a nido d’ape, anch’esso semplificato e basato su sette aree oltre allo sfondo. L’automatismo dell’esposizione si basa ancora sul sistema variabile «fuzzy logic» integrato con la rilevazione dell’autofocus e con la lunghezza focale effettiva dell’obiettivo, ma sono possibili l’esposizione automatica a priorità del diaframma o dei tempi e l’esposizione manuale. Parallelamente alla Minolta Dynax 3Xi, è presentato il modello economico Dynax SPXi (Maxxum SPXi negli USA), che presenta caratteristiche analoghe, utilizza il sistema «Eye Start» ed il sistema di rilevazione integrato «Fuzzy Logic» con otto aree disposte a nido d’ape, monta lo stesso otturatore e gli stessi circuiti, è sprovvista del piccolo flash incorporato, ma offre in più la possibilità della misurazione esposimetrica sull’area centrale. Nei primi mesi del 1992 la famiglia delle Minolta Dynax Xi cresce con l’arrivo della Minolta Dynax 5Xi (Maxxum 5Xi negli USA e Alpha 5Xi in Giappone) che offre prestazioni intermedie fra quelle del modello 7Xi e del modello 3Xi, utilizza il sistema di rilevazione integrato «Fuzzy Logic», con un punto allargato per la rilevazione della messa a fuoco, interagisce con gli obiettivi zoom della serie «i» ed utilizza le schede di programmazione integrative, incorpora il flash, ma monta un otturatore che arriva al tempo massimo di scatto di 1/2000 di secondo con la velocità massima sincronizzata X di 1/90 di secondo. La Minolta Dynax 5Xi permette la misurazione sull’area centrale ristretta, e non utilizza dorsi datario.
 
Sempre nel 1991 il sistema Autofocus Minolta è riconosciuto come violazione dei brevetti Honeywell; dopo una battaglia in sede processuale questo stesso anno a Minolta è intimato di pagare ad Honeywell danni, penali, spese di lite e altri costi per un totale di 127.6 milioni di Dollari (Fonte: NYTimes). Nel 1992 però si raggiunge ad un accordo fuori dalla sede processuale.
 
A metà del 1992 si completa con un modello dalle ambizioni professionali individuato con il nome Minolta Dynax 9Xi (Maxxum 9Xi negli USA e Alpha 9Xi in Giappone). La Minolta Dynax 9Xi si caratterizza per avere le stesse funzioni della Minolta Dynax 7Xi, con un otturatore che raggiunge la velocità massima di un dodicimilesimo (1/12.000) di secondo con una velocità di sincronizzazione X pari ad 1/300 di secondo. Con queste caratteristiche dell’otturatore la Minolta Dynax 9Xi offre prestazioni superiori alla Minolta Dynax 8000i della generazione precedente. Anche il motore elettrico di avanzamento della pellicola è più veloce raggiungendo la velocità di quattro fotogrammi e mezzo al secondo. La griglia di rilevazione dell’esposimetro su quattordici zone a nido d’ape è analoga a quella della Minolta 7Xi. Il programma di esposizione completamente automatica può essere modificato dal fotografo, ed è possibile modificare l’area di messa a fuoco ed effettuare il blocco della misurazione della distanza. Tenendo la fotocamera in verticale l’area di misurazione della messa a fuoco si riduce diventando più sottile. Il mirino permette la regolazione diottrica ed è possibile la chiusura manuale del diaframma. La Minolta Dynax 9Xi incorpora la funzione «Wide View» per l’inquadratura dell’intera scena con gli obiettivi zoom della serie «i», e può accettare un accessorio per l’esecuzione di foto panoramiche con la riduzione del formato che è tagliato in alto ed in basso. La Minolta Dynax 9Xi può utilizzare accessori analoghi a quelli della Minolta Dynax 7Xi, dal dorso datario QD9 ai cavi di comando, dai flash automatici programmati agli accessori dell’oculare.
 
Alla Photokina del 1992 è presentata l’ultima fotocamera della famiglia Dynax Xi, denominata Minolta Dynax 2Xi (Maxxum 2Xi negli USA) e simile al modello Dynax SPXi, sprovvista del flash incorporato, con un sensore autofocus integrato con un sistema esposimetrico con rilevazione su otto zone con possibilità di misurazione manuale sulla sola area centrale, e con un otturatore da un duemilesimo di secondo. Come la Minolta Dynax SPXi, anche la Minolta Dynax 2Xi sembra non essere stata commercializzata in Giappone.
 
Alla fine del 1993 è presentata la prima fotocamera reflex 35mm autofocus Minolta della nuova generazione, individuata con la sigla Si, che rappresenta una evoluzione della serie Xi soprattutto per quanto riguarda la strumentazione, semplificata ed intuitiva, mentre i sensori di tasto e sull’oculare possono essere esclusi. La prima fotocamera della nuova serie è individuata con il nome Minolta Dynax 700Si (Maxxum 700Si negli USA e Alpha 707Si in Giappone) e presenta molte analogie con la Minolta Dynax 7Xi, incorpora un piccolo flash automatico ed utilizza lo stesso tipo di schede di programma integrative. La Minolta Dynax 700Si utilizza lo stesso sistema di rilevazione autofocus a quattro zone ed integrato con lo stesso sistema di rilevazione esposimetrica a quattordici zone delle Minolta 7Xi. L’otturatore è lo stesso e l’esposizione automatica intelligente può essere commutata nell’automatismo a priorità del diaframma, dei tempi o nel modo manuale. L’esposizione può essere corretta e la misurazione può essere bloccata, e la velocità di trascinamento della pellicola permette fino a tre scatti al secondo. Nel mirino le indicazioni mostrano il valore del diaframma e del tempo di scatto, oltre al tipo di misurazione scelto, al tipo di programma, alla messa a fuoco ed alla disponibilità del flash.
 
Seguendo la propria filosofia, Minolta affianca alla fotocamera Dynax 700Si, appena pochi mesi più tardi, una versione semplificata battezzata Dynax 500Si (Maxxum 400Si negli Usa e Alpha 303Si in Giappone). La Minolta Dynax 500Si non utilizza le schede di programma ma incorpora il piccolo flash e monta un otturatore massima di 1/2000 di secondo, con la sincronizzazione X ad 1/90 di secondo. La rilevazione dell’autofocus si basa su di un unico sensore e la misurazione esposimetrica integrata si basa su otto zone, come nei precedenti modelli economici della serie Xi, ma la Minolta Dynax 500Si offre la possibilità di scelta fra cinque programmi di esposizione automatici, ritratto, paesaggio, riprese ravvicinate, azione o ritratto notturno, e le esposizioni automatiche a priorità del diaframma, dei tempi o manuali. Un tasto permette inoltre di correggere l’esposizione fino a tre diaframmi in sovra o sotto esposizione.
 
Nel 1994 la società muta nome in Minolta Co., Ltd. in quanto non solo meramente società produttrice di macchine fotografiche.
 
All’inizio del 1995 Minolta presenta due nuove fotocamere reflex 35mm autofocus della serie Si. La prima di queste fotocamere offre prestazioni meno sofisticate, è proposta come il modello più economico della Minolta Dynax 300Si (Maxxum 300Si negli USA e Alpha 101Si in Giappone). La Minolta 300Si incorpora cinque programmi per l’esposizione automatica (ritratto, paesaggio, macro, azione, notturno), ma rinuncia alla possibilità della correzione manuale ed all’automatismo a priorità del diaframma e dei tempi. La Minolta Dynax 300Si utilizza lo stesso sistema di rilevazione autofocus e lo rilevazione esposimetrica del modello Dynax 500Si, utilizza lo stesso motore di avanzamento, l’otturatore e lo stesso piccolo flash incorporato, che però non è del tipo a scomparsa ma del tipo con la parabola in vista al di sopra del tettuccio del pentaprisma. La seconda è la Minolta Dynax 600Si Classic (Maxxum 600Si negli USA e Alpha 507Si in Giappone) offre prestazioni analoghe a quelle della Minolta Dynax 700Si, con la rilevazione autofocus allargata a tre zone, la rilevazione esposimetrica su quattordici zone e con un programma di esposizione automatica del tipo intelligente «Fuzzy Logic». La misurazione AF e quella della luce possono essere bloccate. L’otturatore offre la velocità massima di 1/4000 di secondo e sincro-lampo 1/250 di secondo, il motore offre la cadenza massima di due scatti al secondo. La Minolta Dynax 600Si non ha l’attivazione automatica, non utilizza le schede di programma integrative, e non memorizza le regolazioni impostate dall’utente ma può utilizzare i comandi a distanza con o senza cavo.
 
A metà del 1995, per celebrare il decimo anniversario della sua prima fotocamera reflex autofocus (la Minolta 7000 del 1985), la società Minolta presenta in edizione limitata una versione speciale della fotocamera Dynax 500Si individuandola come Minolta Dynax 500Si Super (Maxxum 500si negli USA e Alpha 303Si Super in Giappone). La Minolta Dynax 500Si Super si caratterizza per le finiture esterne, che possono essere di colore bianco o grigio metallizzato canna di fucile. La Minolta Dynax 500Si Super permette la regolazione manuale della sensibilità della pellicola, la misurazione sull’area centrale ristretta con il pulsante SPOT, le doppie esposizioni intenzionali e permette il comando a distanza con i cavi. Per le altre caratteristiche e funzioni, la Minolta Dynax 500Si Super è analoga al modello di serie.
 
Sempre nel 1995 la Minolta introduce sul mercato la «Minolta RD–175», una SLR digitale da 1.75 megapixel.
 
Nel 1996 il sistema SLR Minolta Vectis è progettato interamente considerando il formato APS (Advanced Photo System).
 
A metà del 1997 Minolta presenta la fotocamera della serie Si con ambizioni professionali, battezzandola con la sigla Minolta Dynax 800Si (Maxxum 800Si negli USA, ed Alpha 807Si in Giappone). La Minolta Dynax 800Si è caratterizzata da un flash estraibile che sporge vistosamente dal tettuccio del pentaprisma anche quando è chiuso. Pur utilizzando la maggior parte delle componenti della Minolta Dynax 700Si, come il sistema di rilevazione autofocus a quattro punti integrato con il sistema di misurazione della luce su quattordici zone, la Minolta Dynax 800Si si caratterizza per non utilizzare le schede di programma integrative, e per non avere nel corredo gli obiettivi zoom intelligenti della serie «i». La Minolta Dynax 800Si incorpora una serie di funzioni che la rendono particolarmente versatile, e mantiene una serie di comandi protetti da uno sportellino posto sul lato destro della fotocamera. L’otturatore permette tutti i tempi di scatto fra 30 secondi ed 1/8000 di secondo, sincro-lampo 1/250 di secondo, il motore di trascinamento fino a 3 scatti al secondo, ed il flash incorporato ha il numero guida da 14 a 20 con il film da 100 ISO e copre un arco che va dall’angolo dell’obiettivo grandangolare da 24mm a quello del tele da ritratti da 80mm. L’automatismo programmato dell’esposizione è del tipo intelligente (5 selezioni) oltre all’automatismo a priorità del diaframma e dei tempi, ma è possibile anche l’esposizione manuale. La misurazione della luce può avvenire con il sistema multizona, ma anche con la media compensata o con la lettura sull’area centrale ristretta. La messa a fuoco può essere del tipo continuo o a scatto singolo, ma anche con scelta automatica fra i due sistemi. Il bracketing può essere selezionato su tre, cinque o sette scatti, con lo scarto di un diaframma, mezzo diaframma o un terzo di diaframma. E’ possibile il blocco della misurazione esposimetrica e la scelta fra il riavvolgimento lento e silenzioso o veloce. Il mirino ha la regolazione diottrica, e fra gli accessori vi sono un dorso datario, ed una base portabatterie che funge da impugnatura verticale con un secondo pulsante di scatto.
 
A metà del 1998, in occasione dei settanta anni dalla fondazione della società, presenta due fotocamere reflex 35mm autofocus. Il primo è Dynax 505Si (Maxxum HTSi negli USA), che riprende alcune delle caratteristiche del modello Dynax 500Si ma presenta delle caratteristiche proprie, come le dimensioni ridotte, un otturatore da un quattromilesimo di secondo, un sistema di rilevazione autofocus in tre punti, con il punto centrale sagomato a croce, integrato con un sistema di rilevazione della luce su quattordici zone e con una serie di funzioni personalizzabili. La Minolta 505Si è carrozzata nel colore argentato, come le versioni in edizione limitata delle Dynax 500Si e 500Si Super, incorpora un piccolo flash integrato, può utilizzare una serie di flash dedicati, anche senza il collegamento via cavo, ed incorpora un piccolo motore di trascinamento che permette fino a due scatti al secondo. Le funzioni della Minolta Dynax 505Si prevedono come per il modello 500Si l’accesso a cinque tipi di programmi di esposizione automatici (ritratto, paesaggio, azione, macro e notturno), oltre all’automatismo incrociato, all’automatismo a priorità del diaframma, dei tempi ed alla esposizione manuale. Inoltre la Minolta Dynax 505Si permette le esposizioni multiple sullo stesso fotogramma, la misurazione sull’area centrale ristretta «spot», tre esposizioni diversificate con il sistema a forchetta «bracketing» e permette il blocco della misurazione della luce e la correzione volontaria dell’esposizione. La Minolta Dynax 505Si è seguita, a distanza di pochi mesi, dal modello Minolta Dynax 505Si Super (Maxxum XTsi negli USA ed Alpha Sweet in Giappone), che si caratterizza per le stesse finiture «silver» e si diversifica per pochissime funzioni aggiuntive, come l’attivazione automatica nell’impugnatura ed all’oculare, la possibilità di ottenere immagini tagliate in orizzontale secondo lo schema «panorama», e dieci funzioni personalizzabili. Per il resto la disposizione dei comandi è identica, i sistemi di rilevazione della distanza e della luce sono identici, l’otturatore è lo stesso, il motore integrato ed il flash integrato sono identici.
 
All’inizio del 1999 alla serie di tipo più economico si aggiunge il modello Minolta Dynax 404Si (Maxxum STSi negli USA, Alpha Sweet S in Giappone), che offre le stesse prestazioni del modello 505Si ma risulta semplificata in alcune funzioni, come l’otturatore che arriva al duemilesimo di secondo con la velocità sincro X ad un novantesimo di secondo, la velocità di trascinamento con un solo fotogramma al secondo, la misurazione autofocus su di un unico sensore, la misurazione della luce su otto zone a nido d’ape, ma con possibilità della misurazione sull’area ristretta centrale. La Minolta Dynax 404Si è rifinita completamente nel colore argentato «silver» e permette le doppie esposizioni sullo stesso fotogramma, la compensazione dell’esposizione e la variazione dell’esposizione fino a tre diaframmi in più o in meno, ed incorpora il piccolo flash estraibile nel cappuccio del pentaprisma.
 
A pochi mesi di distanza dalla Minolta Dynax 404Si è presentata, con la carrozzeria rigidamente nera, la fotocamera reflex autofocus economica Minolta Dynax 303Si, l’ultima della sua famiglia, individuata Maxxum QTSi negli USA e Alpha 360Si in Giappone. La Minolta Dynax 303Si si caratterizza per le solite dimensioni compatte e per il peso contenuto, monta lo stesso otturatore, lo flash integrato e lo motore e sistema di rilevazione AF ma utilizza un sistema di misurazione della luce più elementare in due sole zone, e permette, oltre all’esposizione automatica AE programmata, solo l’impiego dei programmi predeterminati per i diversi soggetti, senza la possibilità di lavorare con la priorità del diaframma o dell’otturatore o con la selezione manuale.
 
All’inizio del 1999 la società Minolta presenta una reflex 35mm autofocus professionale denominata Minolta Dynax 9 (Maxxum 9 negli USA e Alpha 9 in Giappone), che deriva in qualche modo dalla Dynax 9Xi del 1992, ma per una serie di prestazioni di alto livello: si diversifica per una struttura diversa, in lega di alluminio protetta da un guscio in acciaio (tettuccio, frontale e dorso) e da un fondello in zinco, per una carrozzeria alta e massiccia, per il peso che arriva a 910 grammi senza le batterie. La Minolta Dynax 9 permette l’attivazione automatica «Eye Start»» utilizza un sistema di rilevazione autofocus a tre settori, tre possibilità di selezione della funzione AF (singolo, continuo e con la selezione automatica in funzione del soggetto), con la possibilità di scelta del settore di messa a fuoco e del blocco della messa a fuoco. Un illuminatore a raggi infrarossi permette la rilevazione della distanza in condizioni di visibilità scarsa. La misurazione della luce, integrata con la misurazione della distanza su quattordici zone con possibilità di selezione della media ponderata e dell’area centrale SPOT. Il programma automatico di esposizione predeterminato è flessibile e personalizzabile (Program, Diaframma, Speed, Manual). La misurazione della luce può essere bloccata o corretta manualmente fra più o meno due o tre diaframmi, e anche l’esposizione programmata a forchetta del tipo «bracketing» su tre, cinque o sette fotogrammi, può essere corretta manualmente. Il mirino è fisso con la correzione diottrica e l’antina di protezione, ed i vetri di messa a fuoco intercambiabili però il flash incorporato sul tettuccio permette l’automatismo dell’esposizione e la fotocamera può controllare altri flash sia con che senza il cavo di collegamento. L’otturatore è lo stesso la Dynax 9xi (30 - 1/12000 di sec. e sincronizzazione con 1/300 di secondo), ed il motore incorporato può essere regolato su due velocità di scorrimento, con 2 scatti o fino a 5 scatti e mezzo al secondo. Un portabatterie accessorio da inserire sul fondello funziona come impugnatura per le riprese verticali ed è completa del pulsante di scatto, della rotella per le regolazioni e della barra per l’attivazione automatica. Il dorso è amovibile ed intercambiabile con un dorso datario, con la possibilità di inserimento dei dati nello spazio fra i singoli fotogrammi. Uno sportello laterale dà accesso ai pulsanti per la regolazione delle funzioni personalizzabili. Una funzione speciale è la possibilità di memorizzazione e richiamo dei dati relativi ad ogni scatto, che può essere aumentata con schede di memoria aggiuntive.
 
Alla Photokina del 2000 è affiancata dal modello Minolta Dynax 7 (Maxxum 7 negli USA ed Alpha 7 in Giappone), che si caratterizza per avere sul dorso un ampio display, in cui è possibile visualizzare tutta una serie di dati, compresa l’indicazione della rilevazione dell’esposimetro nelle diverse aree della griglia a nido d’ape. La Minolta Dynax 7 è stilizzata a somiglianza della Dynax 9, ma è più piccola e leggera, pure offrendo prestazioni dello stesso livello. Il sistema di rilevazione della messa a fuoco opera su nove zone, con la zona centrale a croce, selezionabili da parte del fotografo, ed il blocco della misurazione della distanza, mentre il sistema di rilevazione della esposizione si basa su quattordici zone, con la possibilità di selezione della misurazione media ponderata o di quella ristretta sulla zona centrale. La Minolta Dynax 7 permette l’esposizione automatica programmata commutabile, l’esposizione automatica a priorità del diaframma o dei tempi e l’esposizione manuale, ma anche l’esposizione automatica completa «verde» con la disattivazione di tutte le personalizzazioni, e l’automatismo personalizzato memorizzato su tre posizioni diverse. L’otturatore è lo stesso della Minolta Dynax 800si (fino a 1/8000 sec. ed sincronizzato con 1/250 sec con il piccolo flash incorporato), ed il motore di trascinamento della pellicola arriva a 4 scatti al secondo. Uno sportellino laterale contiene i tasti per la personalizzazione delle funzioni, ed il mirino permette la sostituzione dello schermo e la correzione diottrica. Un accessorio permette di registrare tutti i dati relativi ad ogni singolo scatto ed il loro trasferimento sui computer. La Minolta Dynax/Maxxum 7, introdotta sul mercato nel 2001, è SLR leggermente inferiore a Minolta Dynax 9, ma con alcune caratteristiche che la rendono un prodotto allo stesso livello tecnico e ad un livello tecnologico anche superiore grazie alla presenza di caratteristiche come microprocessori che permettono un sistema Autofocus efficace e particolarmente veloce, un grande display LCD sul dorso in grado, tra l’altro, di mostrare esattamente i valori EV di ogni singola delle 14 celle CCD dell’avanzato sistema di misurazione dell’esposizione TTL Minolta e la possibilità di riavvolgere parzialmente i rullini in modo da alternare facilmente l’uso di pellicole diverse (con valori ISO differenti, colore e bianco nero, ecc).
 
Tra il 2001 e il 2002 la nuova serie delle fotocamere Minolta Dynax è integrata dal modello Dynax 5 (Maxxum 5 negli USA, Alpha Sweet II in Giappone). Piccola e leggera deriva in qualche modo dalla Minolta Dynax 505Si, ed offre prestazioni analoghe, come il piccolo flash incorporato, il motore da tre fotogrammi al secondo, un otturatore da un quattromilesimo di secondo, un sistema AF evoluto basato su sette punti con il sensore centrale a croce, un sistema di rilevazione esposimetrica basato su quattordici zone a nido d’ape, con la possibilità di misurazione «spot» e l’attivazione automatica della fotocamera. La Dynax 5 permette la chiusura manuale del diaframma e possiede quattordici funzioni personalizzabili. L’automatismo incrociato dell’esposizione «verde» può essere modificato e sostituito dai cinque programmi selezionati in base al soggetto (ritratto, paesaggio, azione, macro, notturno), ma la fotocamera permette gli automatismi con la priorità del diaframma e con la priorità dell’otturatore, oltre all’esposizione manuale. Sono possibili le funzioni «bracketing» con tre scatti in sequenza differenziati nell’esposizione, le doppie esposizioni intenzionali, la correzione manuale degli automatismi e l’automatismo con il flash incorporato e con i flash dedicati.
 
A metà del 2002 la Minolta Dynax 5 è affiancata dal modello Dynax 4 (Maxxum 4 negli USA e Alpha Sweet L in Giappone) che utilizza la stessa carrozzeria, lo flash incorporato, lo sistema di misurazione esposimetrica ma utilizza un sistema di rilevazione autofocus su tre punti, otturatore da 1/2000 di secondo ed un motore da 1.7 scatti al secondo. La Dynax 4 utilizza gli stessi programmi di esposizione «verde» (ritratto, paesaggio, azione, macro e notturno), i programmi a priorità del diaframma o dei tempi o manuale, permette l’esecuzione di tre scatti diversificati nell’esposizione, le doppie esposizioni e la compensazione dell’esposizione, e permette fino a dodici personalizzazioni diverse. Inoltre la Dynax 4 può utilizzare lo stesso portabatterie ausiliario della Dynax 5 ed è rifinita nello stesso colore argentato.
 
A metà del 2003 la serie delle Minolta Dynax di tipo economico cresce con la presentazione del modello Dynax 3L (Maxxum 3 negli USA, non commercializzata in Giappone) che utilizza la stessa carrozzeria dei modelli Dynax 4 e Dynax 5 ma con funzioni estremamente semplificate. Il flash incorporato, il motore da 1.7 fotogrammi al secondo e l’otturatore da 1/2000 di secondo sono gli stessi della Dynax 4, ma la Dynax 3L non ha la possibilità di utilizzare programmi di esposizione automatica all’infuori di quello predeterminato e dei programmi a soggetto (ritratto, paesaggio, azione, macro e notturno). I sistemi di rilevazione AF su tre punti e della misurazione della luce su 14 zone sono gli stessi della Minolta Dynax 4. Gli accessori sono come il modello Dynax 3L.
 
Sempre nel 2003, con la DiMAGE A1 Minolta introduce l’ennesima innovazione: il primo sensore di fotocamera digitale con funzione Anti-vibrazioni, prima mondiale; questo modello è l’ultimo ad essere marchiato Minolta prima della fusione con Konica.
 

La fusione con la Konika e l’abbandono del settore fotografico

Nel 7 gennaio 2003 Minolta e Konica si fondono ufficialmente in Konica Minolta Holdings, Inc. e nella primavera del 2004 la nuova società Konica-Minolta presenta le ultime due reflex 35mm autofocus a pellicola della sua produzione, denominate rispettivamente Minolta Dynax 60 e Minolta Dynax 40. La Minolta Dynax 60 (ribattezzata Maxxum 70 negli USA e Alpha 70 in Giappone) si caratterizza per molte analogie con la Dynax 5, a parte le finiture scure, l’otturatore da 1/2000 di secondo ed una disposizione diversa dei comandi. La Minolta Dynax 60 utilizza lo stesso sistema di rilevazione autofocus ma esteso su nove punti, il sistema multidimensionale e di rilevazione della luce come Dynax 5. Incorpora un flash estraibile ed un motore di avanzamento con la velocità massima di 3 scatti al secondo. La Minolta Dynax 60 utilizza l’automatismo dell’esposizione programmato e flessibile, oltre all’automatismo a priorità del diaframma o dei tempi e permette l’esposizione manuale, ma incorpora anche l’automatismo basato sui soggetti più comuni (ritratto, paesaggio, azione, macro e notturno). Il mirino è presente il pulsante per la chiusura del diaframma. Come i modelli precedenti la Minolta Dynax 60 può essere fornita nella versione con il dorso datario. Sempre nel 2004 sono introdotte sul mercato Konica Minolta Dynax/Maxxum 7D, che aveva un sistema di stabilizzazione inserito nel corpo macchina e basato sul movimento del sensore, e successivamente Konica Minolta Dynax/Maxxum 5D, SLR digitali caratterizzate da importanti caratteristiche tecniche ed elevata qualità di immagine, ma di scarso successo commerciale per le scarne politiche di marketing della società -assolutamente inferiori rispetto a quelle delle rivali Nikon e Canon – e per il relativo ritardo dell’entrata di Konica Minolta nel nuovo settore delle fotocamere reflex digitali, in cui sempre Nikon e Canon avevano già fatto il loro ingresso con debito anticipo.
 
Accanto alla Minolta Dynax 60 è presentata la Minolta Dynax 40 (commercializzata Maxxum 50 negli USA e Alpha 50 in Giappone) ed piccola, compatta e leggera utilizza la stessa carrozzeria della Minolta Dynax 60, ma è completamente rifinita in colore «argentato»: Monta lo stesso otturatore della Minolta Dynax 60 ed un motore di avanzamento con la velocità massima di 1.7 scatti al secondo. La Minolta Dynax 40 utilizza un sistema di rilevazione autofocus basato su tre sensori con quello centrale a croce e con la possibilità di rilevazione al centro, ed un sistema di rilevazione della luce a due zone. L’esposizione automatica programmata è commutabile con l’automatismo a priorità del diaframma o dei tempi, oppure nel modo manuale, e sono utilizzabili i cinque programmi automatici a soggetto (ritratto, paesaggio, azione, macro e notturno), con il blocco della misurazione e la compensazione manuale dell’esposizione. La Minolta Dynax 40 è disponibile nella versione con il dorso datario.
 
Nel 2005 la Konica Minolta annuncia un’allenanza con Sony per lo sviluppo di sensori CCD e CMOS.
 
Però, il 19 gennaio 2006, il gruppo Konica Minolta annunciò il proprio ritiro dal mercato fotografico (produzione di pellicole fotografiche e delle fotocamere SLR sia digitali che a pellicola a proprio nemoe) e la cessione della produzione di fotocamere digitali alla Sony. Si pone così fine ad una storia lunga 78 anni come produttore di macchine fotografiche; gli ultimi modelli venduti sono la DiMAGE X1 e Z6. La prima macchia Sony fu la α100, una reflex con sensore APS-C (1.5x) da 10.0 megapixels di tipo CCD prodotta dal 2006 al 2008.
 
 
 
Riferimenti:
 
http://corsopolaris.net/supercameras/Minolta_SR/Minolta_SR.html
 
https://digilander.libero.it/photocorner/minolta.htm
 
http://www.guidafotousato.it/4-STORIA_MARCHE/testi/MINOLTA.htm
 
https://www.history.nasa.gov/apollo_photo.html
 
https://history.nasa.gov/40thann/humanspf.htm
 
https://history.nasa.gov/monograph41.pdf
 
http://www.minolta.suaudeau.eu
 
https://www.nikonschool.it/corso-breve-storia-fotografia/1950-1980.php
 
https://www.pacificrimcamera.com/pp/minolta.htm
 
https://www.rokkorfiles.com/
 
https://www.wikiwand.com/it/Minolta
 

ciao




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